martedì 24 maggio 2016

A una donna dai capelli cielo

La sacra proiezione 
dell'essere liberi
la restituzione dal cosmo 
di vapori di sogni troppo grandi
gli echi di viaggi
sonoramente ultraterreni
scolpiti nella carne 
da visionarie sferzate di luce solare
esistono rivelate 
nella trame 
delle sue eteree lentiggini.

Quale genio della linfa salvifica
distillata 
dalle carezze di madre natura
che scorre tra le crepe
strutturali del mondo degli uomini
si è presentata a noi.
Gioisci allora ragazzo 
gioisci.



mercoledì 15 aprile 2015

Hic lupi sunt

L’aria era fredda, la notte sarebbe calata a breve ma il sole se ne sarebbe fregato, e ci avrebbe accompagnato per tutto il tragitto.
Un casino di gente si affollava dietro al camioncino. A domandare quanti fossimo ci saremmo eternamente risposti: sempre pochi!
Ma molti avevano risposto alla nostra chiamata e venivano, da Benevento, da Napoli, dal vallo di Diano, dalla Basilicata, da dovunque la terra reclamava ai suoi figli di mobilitarsi.
Si rispondeva al bisogno di proteggersi, da uno degli ultimi abomini del governo Renzi, lo sblocca Italia, che trasforma tutti i nostri luoghi in alberi della cuccagna per palazzinari, cementificatori e petrolieri. E allora ci siamo ritrovati a Gesualdo un pomeriggio di gennaio e gridare forte che poco abbiamo da spartire con questi modelli di sviluppo, che non vogliamo ne sfruttare ne essere sfruttati.
Uniti in corteo, dietro lo striscione ci avvicinavamo al vecchio cantiere dove è previsto il primo pozzo esplorativo per l’estrazione del pretrolio, e non che prima fossimo stati lontani, il posto è ad un tiro di sasso dal paese e dalle scuole e nel vederlo quel giorno ho immaginato che tutto fosse uno scherzo, perchè non poteva essere.
Già è vergogno che lì vicino ci fosse una cava con quegli arruginiti colossi di ferro usciti pari pari da una puntata di ken il guerriero, già quella è difficile da visualizzare in paesi come i nostri, ma nell’immaginare i tralicci, le trivelle, la puzza, il liquame nero, i rumori ho dovuto gridare più forte per non impazzire.
Che cazzo c’entra il petrolio con noi? che ha a che fare con tutto il mondo? energia accumulata che non ci spetta, e che infatti ci avvelena. Eppure le alternative ci sono, ma da che esistono i padroni non è il buon senso a guidare le decisioni sul futuro dei popoli.
E un po’ impazzisco e mi addoloro a immaginare la mia terra bucherellata e  inquinata, già da troppo tempo sfruttata ma ora sul patibolo a dover pagare per la nostra ingordigia. E l’indignazione che cresce perchè non ci sono tutti gli irpini e gli esseri umani a schierarsi insieme a noi poveri perdigiorno, per non doverlo fare mai più.
Lo sguardo si allontana, sulle tenui colline dell’ Irpinia che si susseguono come seni e culi di un tappeto di puttane sorridenti e la notte che le copre, e non puoi amarle più di così finchè non ti costriggeranno ad andartene, o ad odiarle, o finiranno (loro, chi ha il potere) per trasformarla in un cimitero di sogni e speranze.

martedì 24 marzo 2015

Pensieri riciclati

I muri parlano di poche scritte
poco manifesti di vita cittadina
ogni cinque culi una parola
illustrano sogni di copertina.


Come se ci fosse poco da dire
che è come non aver da pensare
e si riusano pensieri da due lire
riciclati dalla fogna patriarcale.


Antiquariato di vecchie lezioni
già nate orrori magistrali
buone al massimo per le pubblicità
o per tristi campagne elettorali
ci ritroviamo tutti invischiati
in propagande di pensieri riciclati.

giovedì 11 settembre 2014

Disperati abbandonanti

"Il mondo fa schifo, io te lo dico
me ne vado, veditela tu, amico"
E grazie

Riecheggia di insulti e bestemmie
l'androne del palazzo del Mondo:
lo si aspetta soli sotto casa
per spaccagli le tempie.

Ci si vuole vendicare
per la mancata elargizione di felicità
incolpando la pluralità di situazioni
nelle  quali le cose non vanno 
come le nostre previsioni:
abbandonarsi alla corrente pesce
all'assoluto egoismo che esce 
dai cocci sparsi del mondo perfetto
immaginato da pargoletto.

E tale e tante volte le speranze 
per tutti di una vita migliore
si distruggon nella convinzione
che io medesmo non posso e non voglio
degli altri lucidar la merda
e delle buone intenzioni mi spoglio

Ma è viva la vita, spesso si avverte 
la grandezza del mondo, che inerte
bello cerca di farsi sembrare
e vivo e vitale spesso concede
molti piaceri a chi gliene chiede.

Imparare a godere della bellezza latente
non  tocca agli artisti soltanto
se continuiamo a lamentarci solamente
cosa resta se non il pianto.
Se il mondo è brutto è perché va aggiustato
Impariamo a difenderci dalla disperata visone
di un  mondo cattivo senza soluzione




martedì 8 luglio 2014

Terra

La Terra grida feroce a se stessa
ai suoi pastori, a suoi operai
Urla con voce ammantata di pianto
Terra distrutta, Terra dilaniata.

Vogliono tutto, senza sudore.
Vogliono vincerla, senza pietà

Estirparle con violenza dal petto
nero latte per pupilli d’acciaio
Voglion nasconderle sotto la pelle
scarti empi di falsa modernità.

Terra nascosta, Terra ripudiata
come se non volessimo vederla
come se non dovesse proteggergi
ingabbiata sotto cinerei manti
strepita e nessuno può ascoltarla.
Dovrem solo imparare i suoi canti.

L’antica pazienza non ci appartiene.
Generosità ripaga il sacrificio.
Consumiam quel che non ci serve
senza aver avuto nemmeno il prestigio
di aver mai toccato un verme.
Senza sudore frutto non ne viene.

Verranno a vendicarsi, la montagna
la valle, il fiume e la collina, il mare
colpendo dagli orrori nostri piantati
senza credere che sì lei sia adirata
essendo al progresso noi voltati
anzi degne cose sappiamo fare.

RideTerra all’umana evoluzione
altro diceva negli insegnamenti
non sfruttamento ma continuità
non impoverimento ma amore.
Madre giusta per tutti ella voleva
crescer sani forti liberi e miti.
E libertà abbiam di ripagarla
ma fame e grasso giran sul pianeta
tutti asserviti alla stessa moneta.

venerdì 27 giugno 2014

Lettera a mio padre sul mio tatuaggio

Caro Papà,
ho inciso sulla mia pelle un simbolo indelebile, è stato necessario.
Rappresenta una vite sostenuta da spalandroni che formano la A cerchiata dell'anarchia.
E' stato necessario perché l'attività di intellettuale di tutta la mia vita dovrà riferirsi all'anarchia, alla libertà, alla cultura, alla lotta all'oppressione, al rifiuto del potere.
Ho scelto la vite per ricordarmi sempre del posto da cui vengo, le splendide, dolci colline d'Irpinia, coltivate da millenni. E gli spalandroni, cioè i pali di sostegno per le viti, che non mi viene nemmeno di chiamare in un altro modo, che saranno sempre collegati al duro lavoro, quello dei tempi andati, un altro modo di rapportarsi alla terra e alle cose.
Come alcuni di questi pali usati per anche un secolo, che hanno adempiuto a tanti ruoli nella loro attività di sostegno in quella società contadina che ci ha generato, e che voglio portare sempre con me.
E tutto questo mi lega indissolubilmente alla mia formazione e a te, Papà, al tutto il lavoro fatto insieme e tutto quello che mi hai insegnato.
Il tatuaggio mi conferisce un marchio, come uomo e come pensatore, ne avevo bisogno e spero di averne ancora più bisogno in futuro.
Considero questo il modo migliore per dirtelo, e captare la tua benevolenza,
saluti,
tuo figlio, un uomo libero.

mercoledì 5 marzo 2014

Il giorno del mese in cui non dormo

Sembra che il lasso di tempo sia questo.
Un mese.
Passa più o meno un mese tra l'una e l'altra di queste dissidenti apparizioni.
Insonnia, mista a malinconia.

Da ragazzo mi facevano andare fuori di testa, non sapevo che fare, mi contorcevo e cercavo la risposta a non sapevo nemmeno quale domanda.
Un fluire di pensieri, un aggregarsi di emozioni, miscuglio di cose profonde e incontrollabili che ti scelgono come mezzo, e tu devi catalizzarle. E per questo iniziai a scrivere. Forse non l'ho mai detto a nessuno, ma una delle ragione massime che mi spinge alla scrittura, è un autentico mistero per me: il momento che si manifesta almeno una volta al mese.
Annullamento della propria volontà, disfunzioni cognitive, tutto, tutto verso qualcosa di indecifrabile, e io ci vado. Vado e mi lascio trasportare dalla fantasia dei caratteri ben costruiti, da realtà altrettanto ben costruite ma null'altro che fittizie. Girare un po' a vuoto nel vagheggiare umano che non sia solo il mio: sempre la stessa solfa. Ma che ha un sapore affascinate di libertà.

Indeterminato, senza forma, avere la coscienza di esistere nei sogni irrealizzati, nell'angoscia, nel desiderio latente, nella solidità dell'incertezza che avvolge il genere umano.

Beh, ogni tanto mi ritrovo lì, non per presunzione (tutti possono arrivarci  facilmente), ma per caso, nel girare tra i pensieri di sempre, e mi rinnovo e mi ritrovo a dargli vita.
Ah, non indicatemi come colui che crede di poter dare forma al mondo impunemente, io gli do solo la forma che mi sembra più adatta alla situazione, per i miei bisogni. E' come picchiare il cuscino per renderlo più comodo.
Comunque, mio malgrado ho a che fare con questo cumulo amorfo soffocante e curioso, che opprime e ingombra, e l'unico modo di disfarmene è metterlo in bella vista acconciato alla meglio, con un fiocchetto ed un sorriso, per togliermelo dalle palle, e farci una bella figura.